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Volare in terra e camminare in cielo

lunedì 13 dicembre 2010

Il cielo...

Ogni tanto guardiamo il cielo...ogni tanto guardiamo in cielo.

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giovedì 2 dicembre 2010

giovedì 25 novembre 2010

Cosa e' per me l'Eucharistia

In ognuno di noi qualcosa ci dice cosa e' bene e cosa e' male. Quale solitudine e tristezza nel volto di chi compie il male. Una voce silenziosa parla, seppur da noi soffocata, si fa sentire. La nostra coscienza ci rende profondamente soli nel male, ci turba nell'anima, seppur noi tentiamo di non sentire, non udire, non vedere, non entrare in contatto con essa, quando facciamo del male, lei e' li' a dirci " non ci sto'! ". Un'impronta indelebile. Credo che a tutti capiti di chiedersi "ora cosa faccio?" e quanti vorrebbero che qualcuno gli dicesse la cosa giusta in un momento in cui non si sa' cosa fare. La coscienza e' li' per dircelo ma come tutte le cose create,essa deve nutrirsi altrimenti muore.
Ecco, l"Eucaristia e' nutrimento dell'anima, unione Mariana tra me e Gesu' e, in questa unione, in questo incontro, in questa accoglienza, si ravviva il suo Santo Spirito e il Padre che e' in me.

L'Eucaristia e' come un incontro tra il figlio, la madre e il padre, un icontro necessario, un'attrazione dalla quale non si puo' fuggire, un essere ...finalmente... di nuovo... insieme!
Per capire l'Eucaristia e cio' che provo si deve guardare a Maria, la prima ad avere creduto in suo figlio Gesu', tra gli increduli, la prima ad avere provato quella gioia e pace in lei che solo il Signore e il Suo Santo Spirito possono donare. Quale unione e' piu' forte di quella tra madre e figlio? Un unione che a differenza del matrimonio avviene da dentro di se' come carne della propria carne.

Pregare non e' la stessa cosa. Adorare, lodare non sono la stessa cosa. Quando incontro un sacerdote investito dallo Spirito Santo, posso abbracciarmelo, posso stringere le sue mani che trasformano il pane e vino in corpo di Cristo, posso baciarlo ed e' bello questo, mi fa assaporare gia' qualcosa dell'eterno, ma come potersi accontentare di un abbraccio quando posso fare mio, quando posso fondermi e rinnovare in me cio' che amo piu' di ogni altra cosa, piu' di ogni altro essere o persona? In un abbraccio si emula, si imita fisicamente un gesto di accoglienza, un gesto di iniziale apertura che prende e poi tiene, un gesto che in parte soddisfa, e' vero, ma piu' l'amore e' grande e piu' quel gesto non riempie totalmente, piu' l'amore e' grande e piu' quel gesto vorrei che fosse accoglienza totale di cio' che e' la fonte del mio amore.
Toccare il cielo con un dito questa e' per me la Santissima Comunione. Il paradiso si puo' toccare, li' a quella mensa il Paradiso ci e' dato in anticipo!

Ma tutto questo piu' si rimane lontani dalla fonte e piu' diviene vago ricordo, vaga sensazione, vago desiderio, piu' evapora e col tempo diviene arido, rinsecchisce e muore, piu' mi allontano e piu il buio inizia ad accerchiarmi per rendermi cieco, senza speranza facendomi credere che essere senza luce e' una realta' possibile.
Qualcosa del genere mi accade quando da tempo non vedo un mio caro. So' fare a meno di vederci, lasciandomi prendere dal quotidiano, dal lavoro, dalle cose da fare ma poi, quando ci si rivede, quando ci si incontra nuovamente... che grande gioia! Il cuore si riempie e mi chiedo "come ho potuto fare a meno di questo momento!". Ma penso che non sarebbe stata la stessa gioia se ero in conflitto con lui, se non ero in pace con lui. Quale gioia si puo' avere nel rivedersi se il litigio e la rabbia mi pervadono? Come posso essere felice e godere di quell'incontro se c'e' qualcosa che non va tra me e la persona che finalmente posso riabbracciare? Sarebbe stato un vero peccato non aver goduto in pieno di quel momento cosi' importante...

Si pensa a volte come cambiarebbe la nostra vita se vincessimo 1 miliardo di Euro. Beh tutto intorno a noi cambierebbe certo e passeremmo giorni a festeggiare... ma poi? Con chi staremo tutti i giorni? Con noi stessi e cio' che c'e' in noi. Una casa, un porsche riempie la nostra vita interiore o fa solo bella quella che e' fuori di noi? Non sono le relazioni con i nostri cari, gli affetti e cio' che non vediamo a restare per sempre? L'invisibile spesso cosi' semplice ma difficile da vivere e' parte della creazione e piu' di ogni altra cosa mi riempie, mi soddisfa a lungo, mi trasforma dentro e cambia cio' che e' in me, cambia cio' con cui vivo ogni giorno, me stesso, il mio cuore.

L' Eucaristia dal greco eucharisto e' rendere grazie. Per tutto questo amore cosa altro posso fare se non rendere grazie. Mi chiedo di cosa altro avrei bisogno per essere grato di questa comunione profonda, di tutto cio' che ricevo in questo atto di sacrificio, per questo atto di pura vita e gioia che Cesu' Cristo ha compiuto per me...per noi.

La relazione da' il senso alle cose. Quando cerco il senso di qualcosa lo ricerco in relazione a un contesto o in relazione a quella persona. Quella persona da' in me il senso delle cose. Pero' per dare il senso della vita ci vuole una relazione importante, una persona importante che non mi deluda mai! E chi e' questa persona cosi' buona, cosi' cara a me in questo mondo da non deludermi mai? Mia moglie? I miei figli? Mia madre? Mio padre? Mmmh! O quali altri personaggi storici, seppur amabili, ma comunque morti uccisi? O forse questa persona dovrebbe essere incomparabile a nessuna altra mai esistita? E chi altro allora piu' di Gesu', quale altro essere umano e' stato piu' buono di lui, chi ha piu' sofferto, chi e' stato piu' misericordioso, chi ha subito piu' ingiustizie, chi altro e' la vita stessa se non via e verita'? Chi era in quel sepolcro vuoto se non Gesu'? Chi ha sconfitto la morte risorgendo!?
Pur pensando alla persona piu' cara, pur pensando all'essere piu' buono della storia umana, chi piu' di Gesu' puo' dare senso alla mia vita, chi piu' di lui puo' riempirmi dentro? Chi piu' di Gesu' puo' soddisfare la mia sete d'amore senza mai, e ripeto mai deludermi? Gesu' e la fede in Lui null'altro.
Per me l'Eucaristia non e' andare da Gesu' ma e' correre da Lui, per me l'Eucaristia e' volare in terra e camminare in cielo con gioia e pace!!!

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mercoledì 24 novembre 2010

Canto liturgico

Trovo da tempo un'assonanza, una risonanza tra il canto liturgico e lo Sprito Santo, dal latino Spiritus, soffio, alito d'aria da spirare, soffiare.

Nel canto liturgico sento un'incredibile unione tra tutti quelli che cantano e qualcuno potrebbe giustamente dire che questo fa parte di una dimensione umana dell'essere in coro. Nel canto liturgico pero' sento che avviene qualcosa di infinitamente piu' ampio, piu' alto, piu' amorevole, piu' insieme, piu' "con" l'altro, piu' con Cristo. Con il canto liturgico sento che questa unione e' benedetta dal Padre, da Gesu' che e' Parola e dallo Spirito Santo. Quando canto e alzo gli occhi alla croce sento che Lui si compiace e ho in me, nel mio cuore, la stessa sensazione di chi si sente dire dal padre "Stai facendo la cosa giusta!". Come in questo caso sono convinto che questa sia Verita' perche' non e' il mio pensiero a darmi la sensazione ma e' una sensazione proveniente dall'invisibile a darmi il pensiero. Come in altri casi, in questo caso mi accade che non c'e' qualcuno che fisicamente mi stia dicendo qualcosa, nonostante la sensazione ci sia, nonostante accada in me qualcosa come se ci fosse qualcuno. Devo dire che quel qualcuno, seppure ci fosse e fosse un essere umano, genererebbe in me in me una sensazione molto piu' misera. Cio' che provo in questi casi invece e' infinitamente piu' profondo e radicale di qualsiasi altra sensazione infusa da esseri umani. Una gioia che fa piangere, una gioia che va oltre le lacrime, intensa, infinita. L'unica entita' in quel momento e' Cristo, non c'e' nessun altro.
Forse nel canto accade un ritorno, un ciclo che avvolge noi e il cielo, sembra quasi che lo Spirito Santo, Gesu' e il Padre che sono nei cieli trovino nuovo compimento nella Santissima Trinita' che e' in noi. Attraverso il canto, attraverso il nostro "respirare", lo Spirito Santo ricevuto in dono, che e' in noi e protagonista della messa, torna e conferma l'unione perfetta con il Padre, con il Cristo.
Il nostro misero respiro umano che ci permette di cantare sembra quasi riesca a soffiare il Santo Spirito alla sua fonte e sorgente, il Signore, per un' unica missione e cioe' trovare con esso la comunione col Padre. D'altro canto con cosa altro potremmo glorificare il Signore se non con cio' che Lui stesso ci ha dato, non abbiamo altro di cosi' grande che viene da noi. Lo Spirito come dono che si perpetua in noi e torna al Padre...dentro di me ho figurato un po' cosi' il canto sacro, quasi fosse un escursus Santo che l'etimo stesso della parola Spirito ci ricorda.

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domenica 10 ottobre 2010

giovedì 7 ottobre 2010

Perche' Dio permette il male

Lo permette affinche' noi possiamo AmarLo liberamente, perche' l'Amore nei Suoi confronti sia libero, affinche' sia anche una nostra scelta, un incontro tra noi e Lui e non una Sua decisione e basta. E' lo stesso motivo perche' Dio ci parla nel silenzio e Si manifesta nel mistero, perche' se Lui fosse davanti a noi, noi non avremmo scelte, Lui vuole che il nostro Amore per Lui sia una scelta libera e gratuita.
Il male esiste affinche' noi possiamo essere liberi di scegliere Dio non di subirlo e accoglierLo senza costrizioni ma con cuore contrito.

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lunedì 4 ottobre 2010

La coscienza, la legge e la salvezza

Spesso si crede che la coscienza sia alternativa alla legge di Dio e alla stessa Verita' di cui la Chiesa si fa Santissima custode. Si pensa con troppa faciloneria che in coscienza si possa tradire, rinunciare all'Eucaristia, in definitiva non Amare Gesu' ma con questi stessi atti ci si rende vittime del peccato e servitori del maligno. Il perseverare in questa condotta di vita, offusca la luce della coscienza e con essa svanisce la Pace della nostra Anima. Nel credere questo si ignora allo stesso tempo che la coscienza e' Dio stesso. La legge non e' semplice precetto da applicare, la coscienza e' il bene che Dio ci ha voluto segnare candidamente nel cuore, la legge e la coscienza sono l'Amore di un Padre che ci Ama infinitamente, il Suo Figlio Gesu' ce lo ha svelato.


(Rm 2, 12-16) Dio giudicherà per mezzo di Cristo. [12] Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge. [13] Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati. [14] Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; [15] essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. [16] Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.

(CCC 1860) L'ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l'imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.

(CCC 1777) Presente nell'intimo della persona, la coscienza morale [Rm 2,14-16] le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive [Rm 1,32]. Attesta l'autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l'attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire Dio che parla.

(CCC 678) In linea con i profeti [Dn 7,10; Gl 3-4; Ml 3,19] e con Giovanni Battista [Mt 3,7-12] Gesù ha annunziato nella sua predicazione il Giudizio dell'ultimo Giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno [Mc 12,38-40] e il segreto dei cuori [Lc 12,1-3; Gv 3,20-21; Rm 2,16; 1Cor 4,5]. Allora verrà condannata l'incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio [Mt 11,20-24; 12,41-42]. L'atteggiamento verso il prossimo rivelerà l'accoglienza o il rifiuto della grazia e dell'amore divino [Mt 5,22; 7,1-5]. Gesù dirà nell'ultimo giorno: “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40).

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domenica 3 ottobre 2010

Credi per comprendere: comprendi per credere (S.Agostino)

Il male, la sofferenza, non sono creazione di Dio ma strumento di salvezza e conseguenza della nostra liberta' di scegliere. Ci sono sofferenze di cui noi non capiamo la causa, di cui non capiamo oggi il perche' ma di cui dobbiamo avere fede che ne vivremo la gioia se lo vogliamo.
Se non crediamo comprendiamo ma poi...crediamo piu' che mai!

"Durante una lezione, un professore lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda: “Dio creò tutto quello che esiste?“ Un alunno rispose con coraggio: ”Sì, Lui creò tutto…“ “Realmente Dio creò tutto quello che esiste?” domandò di nuovo il maestro. Sì signore, rispose il giovane. Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto quello che esiste, Dio ha fatto anche il male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!” Il giovane ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito. Un altro studente alzò la mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?” “Logico”, fu la risposta del professore. Il giovane si alzò e chiese: ”Professore, il freddo esiste?” “Però! Che domanda è questa?… Logico che esiste, o per caso non hai mai sentito freddo?” Il ragazzo rispose: “In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore. E ditemi, esiste l’oscurità?”, continuò lo studente. Il professore rispose: “Esiste”. Il ragazzo rispose: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no!… Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio. L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce”. Per concludere, il giovane chiese al professore: “Signore, il male esiste?” E il professore rispose: “Come ho affermato all’inizio, vediamo stupri, crimini, violenza in tutto il mondo. Quelle cose sono del male” Lo studente rispose: “Il male non esiste, Professore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene… Conformemente ai casi anteriori, il male è una definizione che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non creò il male... Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non c’è calore, o con l’oscurità, quando non c’è luce“. Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, scuotendo la testa, rimase in silenzio. Il rettore dell’Università, che era presente, si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?” La risposta fu: “Mi chiamo Albert Einstein”. ".

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sabato 25 settembre 2010

Massime e ricordi di San Filippo Neri

(http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=551)

Uno dei massimi storici dell'Oratorio, il compianto padre Antonio Cistellini, d.O. di
Firenze, scriveva che «sfortunatamente il biografo e l'agiografo potranno scarsamente giovarsi di suoi scritti [di san Filippo], come invece è accaduto per altri grandi: s. Ignazio, s. Carlo Borromeo, s. Francesco di Sales ad esempio. Filippo non fu un santo scrittore, e lui stesso confessò la quasi invincibile ritrosia a prender la penna in mano (oltre che a parlare di se stesso: Secretum meum mihi...)». Di san Filippo oggi abbiamo una trentina di lettere, alcuni scritti occasionali e tre sonetti, di cui due sono di dubbia attribuzione ma, senza togliere alcun valore spirituale e storico a questi importanti documenti, sono le sue massime e ricordi ad essere diventate, per così dire, le portavoci di san Filippo e dell'essenza della spiritualità oratoriana. Raccolte da testimonianze dirette dei suoi primi discepoli durante conversazioni e discorsi, le massime e i ricordi di san Filippo compensano l'esiguità dei suoi scritti e portano il lettore a comprendere meglio l'origine e i fondamenti dell'Oratorio. Le più antiche serie apparvero al processo di canonizzazione durante la seduta del 23 gennaio 1596 quando si recò a testimoniare padre Francesco Zazzara - che, assieme ai Padri Pompeo Pateri e Giuliano Giustiniani, ha curato una ricca raccolta di massime filippiane (Archivio dell'Oratorio di Roma, A.III.9) - e ancora nelle sedute del 18 aprile e del 13 maggio dello stesso anno, quando si recarono a deporre il cardinale Pietro Paolo Crescenzi e il prelato Marco Antonio Maffa.

L'amore di Dio
- Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda
altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia. - L'anima che si dà tutta a Dio, è tutta di Dio. - Quanto amore si pone nelle creature, tanto se ne toglie a Dio. - All'acquisto dell'amor di Dio non c'è più vera e più breve strada che staccarsi dall'amore delle cose del mondo ancor piccole e di poco momento e dall'amor di se stesso, amando in noi più il volere e servizio di Dio, che la nostra soddisfazione e volere. - Come mai è possibile che un uomo il quale crede in Dio, possa amare altra cosa che Dio? - La grandezza dell'amor di Dio si riconosce dalla grandezza del desiderio che l'uomo ha di patire per amor suo. - A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto non aver occasione di patire per Lui. - Ad uno il quale ama veramente il Signore non è cosa più grave, né più molesta quanto la vita. - I veri servi di Dio hanno la vita in pazienza e la morte in desiderio. - Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica: Signore, lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare.

Presenza in Dio e confidenza in Lui

- Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio davanti agli occhi. - Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi dopo morte. - Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana. - Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi. - Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.

La volontà di Dio
- Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio. - Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene. - Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato: accompagnar Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero. - E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l'immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro elemosina spirituale, con quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte 2 corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di quell'altro a domandar questa santa elemosina. - Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S. Filippo diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi pazienza, sta saldo; questo è il tuo Purgatorio. - A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il Signore ti visiti. - Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una piccola figlia, e ti basta essere stata balia di Dio.

Desiderio di Perfezione

- Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.
- Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi di una bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in santità ed in amore anche S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l'uomo non sia per conseguire, si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col desiderio quello che non possiamo colle opere. - Non è superbia il desiderare di passare in santità qualsivoglia Santo: perché il desiderare d'essere santo è desiderio di voler amare ed onorare Dio sopra tutte le cose: e questo desiderio, se si potesse, si dovrebbe stendere in infinito, perché Dio è degno d'infinito onore. - La santità sta tutta in tre dita di spazio, e si toccava la fronte, cioè nel mortificare la razionale, contrastando cioè a se stesso, all'amore proprio, al proprio giudizio. - La perfezione non consiste nelle cose esteriori, come in piangere ed altre cose simili, e le lacrime non sono segno che l'uomo sia in grazia di Dio. - Parlando il Santo di spirito e della perfezione diceva: Ubbidienza, Umiltà, Distacco!

La Preghiera

- L'uomo che non fa orazione è un animale senza ragione. - Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna cosa cerca più impedire che l'orazione. - Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può durar molto nella vita dello spirito. - Per fare buona orazione deve l'anima prima profondissimamente umiliarsi e conoscersi indegna di stare innanzi a tanta maestà, qual è la maestà di Dio, e mostrare a Dio il suo bisogno e la sua impotenza, ed umiliata gettarsi in Dio, che Dio le insegnerà a fare orazione. 3 - La vera preparazione all'orazione è l'esercitarsi nella mortificazione: perché il volersi dare alla orazione senza questa è come se un uccello avesse voluto incominciar a volare prima di metter le penne. - Ai giovani diceva: Non vi caricate di troppe devozioni, ma intraprendetene poche, e perseverate in esse. Non tante devozioni, ma tanta devozione.

L'Umiltà

- Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi.
- Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio. - Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà, e un sentir basso di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere gonfiato della propria stima. - Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare. - Per fuggire ogni pericolo di vanagloria voleva il Santo che alcune devozioni particolari si facessero in camera, ed esortava che si fuggisse ogni singolarità. A proposito della vanagloria diceva: Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima è Padrona e si ha quando questa va innanzi all'opera e l'opera si fa per il fine della vanagloria. La seconda è la Compagna e si ha quando l'uomo non fa l'opera per fine di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva e si ha quando nel far l'opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime. - Per acquistare il dono dell'umiltà sono necessarie quattro cose: spernere mundum, spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare il mondo, non disprezzare alcuno, disprezzare se stesso, non far conto d'essere disprezzato. E soggiungeva, rispetto all'ultimo grado: A questo non sono arrivato: a questo vorrei arrivare. - Fuggiva con tutta la forza ogni sorta di dignità: Figliuoli miei, prendete in bene le mie parole, piuttosto pregherei Iddio che mi mandasse la morte, anzi una saetta, che il pensiero di simili dignità. Desidero bene lo spirito e la virtù dei Cardinali e dei Papi, ma non già le grandezze loro.

La Mortificazione

- Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio.
- Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale. - Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline. - Quando gli capitava qualche persona che avesse fama di santità, era solito provarla con mortificazioni spirituali e se la trovava mortificata e umile, ne teneva conto, altrimenti l'aveva per sospetta, dicendo: Ove non è gran mortificazione, non può esservi gran santità. 4 - Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all'acquisto della mortificazione interiore e delle altre virtù.

L'Obbedienza

- L'obbedienza buona è quando si ubbidisce senza discorso e si tiene per certo quello
che è comandato è la miglior cosa che si possa fare. - L'obbedienza è il vero olocausto che si sacrifica a Dio sull'altare del nostro cuore, e bisogna sforzarci d'obbedire anche nelle cose piccole, e che paiono di niun momento, poiché in questo modo la persona si rende facile ad essere obbediente nelle cose maggiori. - E' meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione. - A proposito di colui che comandava diceva: Chi vuol esser obbedito assai, comandi poco.

La Gioia Cristiana
- Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri. - Non voglio scrupoli, non voglio malinconie. Scrupoli e malinconie, lontani da casa mia. - L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti...Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l'ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli. - Ai giovani che facevano chiasso, a proposito di coloro che si lamentavano, diceva: Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati. E quando doveva frenare l'irrequietezza dei ragazzi diceva: State fermi, e, sotto voce, se potete.

La Devozione a Maria
- Figliuoli miei, siate devoti della Madonna: siate devoti a Maria. - Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente ad ottenere le grazie da Dio che la Madonna Santissima. - Chiamava Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia. 5 - La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza d'intenerire il cuore.

La Confessione

- La confessione frequente de' peccati è cagione di gran bene all'anima nostra, perché la purifica, la risana e la ferma nel servizio di Dio. - Nel confessarsi l'uomo si accusi prima de' peccati più gravi e de' quali ha maggior vergogna: perché così si viene a confondere più il demonio e cavar maggior frutto dalla confessione.

La Tentazione

- Le tentazioni del demonio, spirito superbissimo e tenebroso, non si vincono meglio
che con l'umiltà del cuore, e col manifestare semplicemente e chiaramente senza coperta i peccati e le tentazioni al confessore. - Contro le tentazioni di fede invitava a dire: credo, credo, oppure che si recitasse il Credo. - La vera custodia della castità è l'umiltà: e però quando si sente la caduta di qualcuno, bisogna muoversi a compassione, e non a sdegno: perché il non aver pietà in simili casi, è segno manifesto di dover prestamente cadere. - Ai giovani dava cinque brevi ricordi: fuggire le cattive compagnie, non nutrire delicatamente il corpo, aborrire l'ozio, fare orazione, frequentare i Sacramenti spesso, e particolarmente la Confessione.

Giaculatorie

Padre Zazzara diceva che il Santo lodava molto le giaculatorie, ed in diversi tempi dell'anno gliele insegnava e ne faceva dire ogni giorno quando una, quando un'altra. - Per tenere vivo il pensiero della divina presenza ed eccitare la confidenza in Dio sono utilissime alcune orazioni brevi e quelle spesse volte lanciare verso il cielo tra il giorno, alzando la mente a Dio da questo fango del mondo: e chi le usa, ne ricaverà frutto incredibile con poca fatica.

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Bibliografia: Congregazione dell'Oratorio di Vicenza (a cura di), Lo spirito di Filippo Neri nelle sue massime e ricordi, Vicenza, 1988 San Filippo Neri, Gli scritti e le massime (a cura di Antonio Cistellini), Editrice La Scuola, Brescia, 1994 San Filippo Neri, «Chi cerca altro che Cristo...»: Massime e ricordi (a cura di Edoardo Aldo Cerrato), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006 6

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venerdì 27 agosto 2010

Il silenzio che non dice

A volte il silenzio resta dubbio, resta un "non detto", un "non fatto" e basta, nulla di piu'.
Eppure c'e' sempre chi si ostina a credere che quel silenzio per te abbia un senso nonostante non arrivi nulla.

E' possibile che chi crei questi silenzi sia proprio chi ogni volta voglia sentirsi dire "perche' sei in silenzio?" (io aggiungo) mio onnipotente e altissimo.
E allora chiedo, chiedo anche se si girano le spalle, anche se non vedo e non sento di aver fatto nulla, anche se un po' di orgoglio lo devo mettere da parte anch'io, comunque chiedo
"perche' sei in silenzio?". Chiedo, pero' la risposta e' sempre la stessa...un percorso logico, una chiusura o un non aprirsi, una diramazione di ragionamenti. La risposta e' sempre un udirsi e non un dirsi per comprendere quel che si prova o si e' provato, tutto sempre giustificato da quello o l'altro razionale.

Se ogni volta accade questo rifiuto di sentirsi, questo rifiuto di chissa' cosa io rappresenti, se non c'e' altro allora, ora, mi chiedo io "perche' non essere in silenzio?"


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giovedì 12 agosto 2010

Parti da qui

Parti dalla guerra che e' dentro di te e troverai la fede e con essa la pace... in te, con te.

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venerdì 6 agosto 2010

Se non capiamo...

Se non capiamo cio' che ci dice il Signore questo non vuol dire che noi non dobbiamo crederci ma che dobbiamo cercare meglio...

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lunedì 19 luglio 2010

AscoltarTi

Non e' importante quanto facciamo del bene, quanto ci diamo da fare per fare, rifare, progettare, parlare, non e' importante concentrarsi sull'agire da noi stessi ma e' essenziale prima ascoltare, ascoltarTi e chiederTi dove dobbiamo andare con Te.

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La terra fertile

Trasformare strada roccia e spine in terra fertile su cui solo Tu potrai seminare se vorrai.

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giovedì 1 luglio 2010

Gesu' ama cio' che tu ami

«Piangendo Francesco disse un giorno a Gesu': "Amo il sole, amo le stelle, amo tutti i miei fratelli; amo il cuore degli uomini, amo tutte le cose belle... O Signore, mi devi perdonare, perche' Te solo vorrei amare".
Sorridendo il Signore gli rispose: "Io amo il sole, amo le stelle, amo tutti gli uomini, amo il cuore degli uomini, amo tutte le cose belle... Francesco, Io amo cio' che tu ami"»

(San Francesco d'Assisi)

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Come la strada, la roccia, le spine e la buona terra

Vorrei evitare di scrivere parabole perche' so' che sventolare il crocifisso non e' gradito al Signore ma in questa parabola ho sentito Gesu' vivo dentro di me come se mi dicesse che questa parola e' per me.
Ritrovo in essa molto di quello che succede a me e temo a chi riceve la parola di Gesu', parola che troppo spesso cade su strada, roccia e spine ma allo stesso tempo, lo Spirito Santo che pervade queste parole che ho letto, mi consola e mi fa capire che cio' che mi accade, che ci accade lui lo sa'...da sempre e che non dobbiamo temere se per diventare terra saremo prima strada, roccia e spine.

« 1 In quel giorno Gesù, uscito di casa, si mise a sedere presso il mare; 2 e una grande folla si radunò intorno a lui; cosicché egli, salito su una barca, vi sedette; e tutta la folla stava sulla riva. 3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: «Il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. 5 Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. 7 Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi [per udire] oda».

[...]

18 «Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore! 19 Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada. 20 Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, 21 però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato. 22 Quello che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l'inganno delle ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa. 23 Ma quello che ha ricevuto il seme in buona terra, è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto e, così, l'uno rende il cento, l'altro il sessanta e l'altro il trenta».

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martedì 15 giugno 2010

Un tarlo ma buono

Perché decisi di esserti lontano e perché, misero, ancora lontano sono da Te, so' quanto e' più facile lasciarsi andare al "solo per questa volta", all'attimo che non vedra' nessuno, al momento di piacere, senza cercare il buco piccolo da cui poter vedere le conseguenze di questo non amare... di questo non amarsi.
Posso comprendere chi fa fatica inutile senza di te e quanto si possa essere instancabili e incocludenti allo stesso tempo.
Non so quanto potranno servire alla tua vista onnipotente i miei occhi mortali ma sento che troverò pace vera nel vedere salve tutte le persone che tu mi hai posto vicino nella vita e quante me ne hai fatto incontrare.
Vederle salve, vederle speranzose in te e nel tuo cuore misericordioso.
Forse non potrò sapere qui se loro saranno con Te li' nei cieli ma spero che tu mi darai un cenno di speranza, anche piccolo, affinche' mi tranquillizzi che il loro cuore sia contrito e volenteroso del tuo perdono. Affinché tutte le persone che io amo perché Tu mi hai fatto dono di semplici sentimenti e quanti non amo per me ma grazie a te, siano tutte, tutte quante insieme alla casa del Padre.

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mercoledì 2 giugno 2010

Santissima Trinita'

Chi dovremmo pregare il Padre il Figlio o lo Spirito Santo?
Dovremmo dividere le nostre preghiere prima a uno e poi a l'altro a turno?

Perche' invece non pregare semplicemente Loro come se fossero Uno saldi nel Signore?

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mercoledì 26 maggio 2010

Un posto

E se esistesse un posto in cui tutti vogliono il bene dell'altro?
Se esistesse un posto pieno di pace dove tu e gli altri a cui vuoi bene siano uniti alla tua anima all'unisono?
E se esistesse un posto in cui ti accorgi che non c'e' solo chi ami meno o di piu' ma solo anime che si amano per sempre?
E se esistesse un posto dove ogni cosa ha un senso, ogni cosa?
Se esistesse un posto dove nessun bambino possa subire violenze, essere ucciso o abbandonato?
E se esistesse un posto in cui tuo padre e tua madre ti amano infinitamente sempre?
Se esistesse un posto in cui nessuno puo' piu' tradirti e tu possa abbandonarti fiducioso all'altro?

E qualora tu sia convinto, sia certo dell'esistenza di questo posto, non cercheresti di portarci tutti, tutti quelli che incontri nella tua vita?

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martedì 25 maggio 2010

L'anima denutrita

Il male denutre l'anima e cio' che e' denutrito diviene secco e arido. All'inizio l'anima ha fame ma poi piano piano si abitua a non essere nutrita, si adegua, e illusa crede di star bene. Si specchia e si compiace ogni giorno, in ogni momento, della sua terrificante tristezza.

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Mi chiedo

Ma se un mio caro stesse per salvarmi la vita, stesse morendo per me e in quei momenti mi guardasse negli occhi e mi dicesse che quando morira' ci sara' un'altro vicino a me al suo posto per consolarmi, guidarmi, amarmi per darmi forza... cosa farei?
Quantomeno quel momento rimarrebbe impresso nel mio cuore per sempre.
Pero'... forse... rimarrei anche stupito e perplesso all'inizio.

E se lui insistesse ancora e ancora e mi dicesse che cio' che verra' e' qualcosa a cui lui tiene tanto...forse il dubbio si insinuerebbe nel mio cuore e la speranza inizierebbe a crescere.

E se dopo la sua morte accadesse questo:

... si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.


ALLORA SI CHE CREDEREI E GLORIFICHEREI CIO' CHE LUI HA MANDATO PER ME!

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giovedì 15 aprile 2010

Due strade

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria, di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Santa Faustina. Diario, 153).

...le strade del Signore... difficili, strette e impervie...da evitare a prima vista ma piene di felicita' eterna...

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Tanto il dolore non c'e'...

Penso se potra' mai un giorno una rivista scrivere il silenzio. Penso a quanto sia falsa oggi piu' che mai la notizia. Penso al potere di certi giornali. Penso agli ormai tanti giornalisti che prima preparano l'idea dell'argomento e dell'articolo da fare e poi cercano falsita' per farlo. Penso al potere della maldicenza, della calunnia, della menzogna. Penso a quanto la parola possa veramente uccidere, colpire nel profondo, distruggere cio' che non si vede ma che esiste piu' che mai dentro di noi...la nostra dignita'. Penso a Enzo Tortora come a tanti altri, vittime delle parole maldette ...di parole maledette ... vittime di chi non crede che si possa far male anche senza vedere il sangue ma semplicemente aprendo bocca e dando fiato.

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venerdì 26 marzo 2010

Madre Teresa e la sua " umanita' "

C’è tanta contraddizione nella mia anima, un profondo anelito a Dio, così profondo da far male; una sofferenza continua, e con ciò il sentimento di non essere voluta da Dio, respinta, vuota, senza fede, senza amore, senza zelo ... Il cielo non significa niente per me: mi appare un luogo vuoto!”.

Madre Teresa negli ultimi anni di vita (Da “Sii la mia luce”)

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giovedì 11 marzo 2010

I miei anni e i miei amici

Vorrei condividere con voi la gioia di esserci, la gioia che provo ogni giorno nel vivere come se fosse l'ultimo, nel vivere il dono del momento. In un momento si nasce, in un momento ci si sposa, in un momento cambia tutto, in un momento ci si rende conto e...in un momento si gioisce di avere 30 anni. Non credo di avere sempre vissuto i miei momenti ma questo fa' parte della storia di qualsiasi cucciolo d'uomo che cresce e che si chiede se vale la pena di cogliere il senso solo nella fine o coglierlo nel viaggio.

In alcune parole di cui avevo fatto bozza volevo chiedervi di non regalarmi nessuna cosa ma solo i vostri sorrisi, i vostri abbracci, la vostra amicizia, quello che volete ma non cose...mi chiedo se esistera' un giorno in cui questa semplice richiesta non suonera' assurda a nessuno, se un giorno non sara' vissuta solo come paradoxa nel vero senso della parola, se esistera' un giorno in cui il dono sia fatto solo di gesti e di parole. Se la speranza e' nel mezzo tra il sogno e la realta' e del sogno trasformatrice, io spero che
questo giorno si avveri. A volte si regalano le cose perche' non si ha null'altro da dare ma il darsi e' il piu' grande regalo che si possa fare...ma se dovessi contraddirmi direi che le cose possono nascondere e simboleggiare molto piu' di cio' che esse sembrano.

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domenica 21 febbraio 2010

Eco del tempo nuovo

Ogni casa aveva una vista
su cielo o terra o mare e a volte mista.
Bambini giocavano con altri bambini
cosi' come uomini si abbracciavano senza inchini.
Vi erano giorni in cui le spose amavano i propri sposi,
con essenza di donna, profumo di uomo e che nessuno osi.
Conoscevo giorni in cui si sapeva che il conflitto ci appartiene
se non che ben altra cosa e' la guerra che nulla lascia e tutto tiene.

Spero che di giorni passati narreremo,
perche' proprio te cielo colpiremo.
Desiderio,
desta ogni sguardo da lui siderio,
prima che il cuore tuo sia infranto
da terre nascoste nonostante in pianto,
da cotante sottili nubi e senza luce,
da orizzonti morti seppur in nuce.

Or se desueto possa sembrare,
che proprio a me stesso, in quanto uomo, andassi a pregare,
allor le donne tutte andro' a supplicare.

Ma da chi altro io potro' mai andare
per far in modo che si continui ancora ad amare:
da te io mi reco Santissima Maria di Gesu',
salva questi valori impoveriti da non so' cosa piu'.
Proteggi sempre la vita,
scaccia chi su di essa voglia metter le dita,
che nessun entusiasmo venga piu' spento
e non esista emozione che affoghi ancor il suo lamento.
Salva il bacio, dalla sua ormai cosmetica esistenza,
e il sesso, deprivato della parola persona e della sua vera essenza.

E se tu donna mi ascolterai
e tu o mio Dio  un giorno vorrai,
salva tutti i tuoi figli da queste mura
immerse in tutta questa vecchiura,
vecchiura fatta di luccichii e nomi altisonanti
piuttosto che bimbi seppur piu' importanti.
Sappiano i tuoi figli vivere ogni giorno come l'ultimo di un dono,
in ogni tempo che e' e che sara' nuovo
seppur eco di un passato sghembo
di un giorno coartato e privo di ogni suo lembo.

Marco Ciambra
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martedì 16 febbraio 2010

C'e' chi si chiede: "PERCHE' I CANI CHE MORDONO DOBBIAMO SOPPRIMERLI...E GLI UOMINI CHE STUPRANO NO ???"


Rispetto l'uomo e gli animali come cerco di rispettare tutto cio' che mi circonda compreso cio' che e' inanimato questo perche' anche l'inanimato, il mio corpo, l'acqua e minerali che mi compongono sono parte di me e gli animali con me vivono nella mia stessa casa che si chiama Terra una casa che mi sono ritrovato da quando sono nato senza aver fatto nulla.


Da un punto di vista biologico, neurologicamente parlando, l'animale non ha le stesse funzioni cognitive dell'uomo, quelle funzioni che permettono di avere una vita spirituale e tante altre capacita' che solo l'uomo puo' avere, quella neocortex vanto della razza umana. Quest’area cerebrale neocorticale consente di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analitica o appropriata, modulando l’amigdala e le altre aree limbiche (patrimonio unico degli animali) per dare una risposta non semplicemente condizionata ma situata cioe' immersa in una situazione.
Gli animali provano emozioni e' vero e quindi soffrono ma per questo sono come, per questo sono uguali all'uomo? No, le emozioni animali sono primordiali , paleoencefaliche (ansia, paura, abbandono, etc.) e il rimurginare, l'astrazione (e non solo) sono e restano capacita' umane o eventualmente capacita' che noi uomini attribuiamo agli animali (dandogli un nome umano, parlandogli, etc.).
Altro spunto di riflessione suscitato dalla domanda e' se gli animali si pentano e promettano a se' stessi di non rifarlo?
Nella domanda vengono paragonati il pentimento dell'animale a quello dell'uomo, queste due componenti vengono poste su uno stesso livello. Un animale che uccide lo fa' perche' reagisce a degli stimoli ma PUO' andare oltre questo come l'uomo? Cioe', se la domanda avesse senso dovrebbe avere senso dire che l'animale ha la capacita' di rendersi conto di aver sbagliato... se ce l'ha (ma non ce l'ha) in base a quali valori e' il suo giudizio? Il fatto che noi addestriamo un animale non vuol dire che lui abbia coscienza dell'errore in se' ma semplicemente di fare qualcosa per avere un'altra cosa. L'uomo invece si pente e anche se stupra PUO' essere che un giorno chieda perdono, che un giorno diventi una nuova persona... o tutti quelli che stuprano possono gia' morire? E se fosse nostro figlio o nostro padre o nostro fratello o una persona che amiamo che stupra un'altra, mi chiedo la penseremmo allo stesso modo? L'uomo puo' pentirsi ci DOBBIAMO credere, ma l'animale non credo che abbia questa dote...o no? E se non ci crediamo allora e' naturale pensare che possa essere ammazzato.
Penso che scientificamente parlando si possa ammettere che l'animale sia "inferiore" almeno nelle sue capacita' cognitive.

Dal punto di vista spirituale le rotte sono molteplici e meno definite quindi non posso far altro che andare verso quelle per me piu' credibili e che danno piu' frutti. Facendo un viaggio e passando per teologi come Tommaso d'Acquino e filosofi come Socrate, Aristotele e Platone il concetto di anima ha avuto delle evoluzioni ed e' andato differenziandosi da quello di componente spirituale interna dell'uomo a componente unificatrice di corpo e spirito. Analizzando quindi questi passaggi si puo' dire che lo spirito sia parte di tutti gli esseri viventi tanto da poter dire, in una visione teologica, che lo spirito e il soffio divino da cui origina (nell'etimo spirito richiama infatti proprio al pneuma da cui proviene) sia lo stesso.

Papa Giovanni Paolo II nel 1990 si espresse in tali termini: "La Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo alito di vita. C'è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi."

Quindi lo spirito lo hanno tutti cosi' come la carne. Sembra a questo punto mancare una componente fondamentale... l'anima, la nostra anima per cui Gesu' stesso e' morto.
L'anima diviene unificatrice in toto di ogni nostro dono (o elemento) e in effetti questa conoscenza e' coerente a una sensazione unica a cui solo l'uomo riesce ad arrivare, quella percezione di insieme corpo e spirito che si muovono. L'uomo spesso ne esalta una o l'altra ma credo che l'anima e quella affiliazione divina di cui si fa' portatrice possa prendere parte della nostra vita solo se ci si rende conto che lo spirito e il corpo dovranno mettersi da parte per ospitarla. Beati quindi i poveri di Spirito perche' loro metteranno da parte questo spirito per poter dare spazio all'anima. Cosa soddisfa pienamente il bisogno d'armonia dell'uomo se non il vivere nell'unione di corpo e spirito? Penso a chi crede che i piaceri del corpo siano il massimo ma forse non ha mai provato i piaceri che lo spirito e il corpo insieme possano dare.
Quindi e' prorpio questa unificazione, di cui Tommaso D'Aquino ne aveva intuito gia' la verita', che non appartiene al mondo animale, l'unificazione del tutto di cui l'anima e con essa Dio e' portatrice.

Da questo punto credo inizi la confusione, la stessa e identica confusione che inizia per chi ha potere, per chi amministra, per chi in un certo qual modo e' "superiore" a un altro e ha il dominio...eh si' perche' anche tra noi uomini c'e' chi e' superiore e chi e' inferiore almeno per posizione sociale, lavorativa, etc. Il passaggio da superiore a dominatore, soppressore, dittatore e approfittatore e' breve ma inesorabile nelle sue conseguenze. Il passaggio non e' lungimirante e sembra spesso indolore ma alla lunga arriva il colpo su chi ha confuso la superiorita' con la supremazia, e il colpo arriva dalla rottura di quell'equilibrio che salva la sua stessa esistenza. Lo scotto si paga in quella scotomia, quella miopia che non ci ha reso consapevoli che la superiorita' e' responsabilita', un concetto cosi' semplice che senza andare tanto in alto e' ben chiaro sin da fonti fumettistiche ben note come Spiderman : il potere e' responsabilita'.


Detto questo e' necessario capire il perche' si arrivi a dover sopprimere un'animale. Se dovesse essere necessario forse dovrebbe esserlo solo nel caso in cui non ci sia altra via per tutelare l'uomo, ma che non ci sia altra via dopo averla cercata. Ad esempio mantenere un animale costa piu' di dare sostentamento a un bambino che muore di fame...sarebbe giusto perseverare nel tenerlo in vita se dall'altra ho un bambino morente? E' giusto mantenere in vita un cane (spendendo soldi perche' va anche curato oltre che nutrito) rinchiuso in un canile perche' aggressivo per chiunque, anche nel caso in cui si possano destinare quelle energie per salvare una vita umana o quando so' che quel cane potrebbe uccidere se lasciato per strada? E quando dico giusto non e' il giusto egoistico fine a un essere umano ma il giusto in una visione ampia del termine, nella visione di permettere che un essere umano continui a vivere nel mondo. Si potrebbe allora dire "ma se questo essere umano e' infame tanto da stuprare e uccidere a cosa serve?". In questo caso pero' ignoriamo il POSSIBILE che questo essere umano possa essere, e questo possibile, questo divenire, questa possibilita' potrebbe avvenire anche per pochissimo tempo, intendo la nostra dimensione di tempo. Dobbiamo pero' valutare che un nostro nanosecondo vissuto in Dio e' l'eterno. Il tempo dell'eterno e' nell'ora, l'eterno non ha altri tempi. Se accade anche per un brevissimo lasso di tempo che lo supratore e' una nuova persona, qull'attimo e' eterno.
A questo punto ci si puo' chiedere se possiamo amare un animale? Io lo faccio, allo stesso modo di un panorama, di un sole che sorge ma siamo sicuri che sono degni dello stesso identico amore destinato alle persone? Dello stesso affetto, in virtu' di tutto quello detto finora? Gli animali ci hanno trasportato per milioni di anni (e lo fanno ancora), sono nostri fedeli compagni, sanno fare anche cio' che l'uomo non sa' fare di suo come volare e vivere sott'acqua e spesso il vero contatto con loro ci fa' rendere conto da dove veniamo e quanto sia meravigliosa la semplicita' della natura. Uccidere una zanzara e qualsiasi animale non DEVE essere fatto gratuitamente ma se veramente necessario qualora comprometta la nostra esistenza, la nostra salute.

E' vero l'uomo PUO' comportarsi come un animale e anche peggio ma non perche' non ha altra scelta, lui sceglie di essere un animale anche se puo' essere altro. Un animale puo' fare questa scelta?
Io credo che gli animali e la natura siano da rispettare in quanto vivi come gia' detto altrove (http://odo-ital-founder.blogspot.com/2010/01/il-rispettoma-perche.html) e non solo, credo che vadano trattati con la delicatezza e il bene di cui la loro vita e' degna.
Ragionando su un asse verticale di nostra dominanza sugli animali, quell'asse tanto consumato, si puo' affermare che l'uomo sia superiore agli animali ma non credo che la superiorita' giustifichi il sentirsi tanto superiore ad essi, ne giustifichi la superbia e ogni azione, ne giustifichi le efferratezze gratuite che la natura deve subire gratuitamente o per il benessere superfluo dell'uomo. Se l'uomo e' superiore (e io credo lo sia) dovrebbe anche rendersi conto che lo e' di molto poco, anzi di pochissimo e avolte quasi ma dico quasi per nulla... quasi. Il dominio e la superiorita' sono stati oggetto di infamie da parte dell'uomo perche' la sua poca lungimiranza in molti casi lo ha portato a distruggere. In realta' dominio vuol dire responsabilita' di cio' che si domina e questa dimensione lascia spazio a una coordinata orizzontale e di armonia con la natura che l'egoismo umano puo' portare a ignorare.

Il rispetto per cio' che l'uomo puo' essere, dovrebbe portarci a credere che un'animale sia meno di un uomo, ma cio' che noi possiamo essere l'uomo puo' negarlo a se' stesso restando nella sua miseria, una miseria che puo' anche essere meno di un animale. La riflessione sugli animali e la natura ci offre una riflessione anche sulla nostra miseria, quella miseria che S.Francesco aveva capito tanto da insegnarci a non sentirci superiori in quanto uomini ma superiori solo e soltanto per la scelta di andare oltre ogni cosa di questo mondo. L'uomo forse non e' poi tanto superiore agli animali ma puo' esserlo se vuole e lo sara' comunque solo se riuscira' ad essere benevolo con il suo mondo e vivendo in armonia con esso.
Quindi se dovessimo chiederci perche' i cani che mordono si debbano sopprimere e un uomo che stupra no, allora dovremmo prima chiederci seriamente se sopprimiamo un cane per salvare la vita di un essere umano e se' cosi' fosse vuol dire che lo facciamo per un uomo che PUO' essere, per un uomo che PUO' andare oltre e non per un uomo che e' oltre o e' di suo tanto superiore agli animali; lo facciamo perche' scommettiamo su cio' che l'essere umano e' capace di essere.




Per chi e' cattolico come me ricordo le parole dei Papi in tal senso:


Papa Giovanni Paolo II nel 1990 si espresse in tali termini: "La Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo alito di vita. C'è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi."
Giovanni XXIII: " Se mi dicessero che per ottenere i miei scopi dovrei uccidere una formica io non l'ucciderei ".
Paolo VI, se non erro, rivolto ad un bambino che lamentava la morte di un suo animale: "Gli animali sono la parte più piccola della Creazione divina ma noi un giorno li rivedremo nel Mistero di Cristo".
Papa Luciani: "Uomo, vegetali, animali siamo tutti nella stessa barca; non si tocca l'uno senza che a lungo andare non si danneggi l'altro".
Giovanni Paolo II nel "Redemptoris Hominis": "Padroni e custodi intelligenti e nobili della natura e non sfruttatori e distruttori senza alcun riguardo" Ed ancora il Papa polacco : "E' necessario e urgente seguire l'esempio del povero di Assisi e decidere di abbandonare sconsiderate forme di dominio, cattura e custodia verso tutte le creature"

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giovedì 11 febbraio 2010

Amore io ti penso

Irrompi e a volte ti infrangi
e come ogni cosa che vola tu ti posi.
Ci sono giorni in cui i colori cangi
ma solo alcune albe in cui tu osi.
Io non sò però se è ora che io vorrei
sò però che non riesco ma tanto, proprio tanto, io ti terrei.
E se fosse proprio lì in quel gesto mancato,
in quella parola non detta,
ma che l'altro aspetta,
proprio quella e solo quella che colmerà lo iato?
Oggi tu passi lo sò e lo fai solo a volte,
come la fine e l'inizio
non dai mai alcun indizio.
E' questo l'affanno
di un amore un pò tiranno,
che nella vita è facile all'offesa
e che tanta ne ha di pretesa,
che a volte non sà se stringerti la mano
o guardare in cielo e dirti ti amo.
Spero tanto che siano accolte,
e come il mare che viene, siano tolte,
queste mie parole forse un pò frastornate,
che non sò come siano nate.

(Al mio amico Andrea) Marco Ciambra
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mercoledì 3 febbraio 2010

Preghiera. Per tutte le famiglie.


A tutte le famiglie cadute nella separazione dei cuori, al tranello del maligno del "lo fanno tutti, non si puo' fare altrimenti", che esse scoprano la risalita del perdono.

A tutti gli sposi che iniziano a pensare "non c'e' piu' speranza, ormai e' finita", prendano coscienza che il male rende ciechi e buia la nostra vista affinche' esso possa essere l'unico nostro rifugio.

A tutti i mariti e le mogli che si avvicinano al peccato e si lasciano tentare dal "farlo di nascosto" dal pensare "occhio che non vede cuore che non duole", inizino a pregare da subito e sappiano che il male ha gia' avvelenato la loro anima e nulla si puo' nascondere a Nostro Signore.

A tutte le spose e gli sposi che pensano "ho gia' sofferto abbastanza" affinche' ad essi sia dato sollievo e che sempre accolgano la tua lungimirante volonta' o Signore.

A tutti coloro che sono dubbiosi della potenza della misericordia, che facciano proprie le parole del nostro Sant' Agostino e che quindi sappiano accogliere nel proprio cuore la miseria del loro sposo con l'Amore che Gesu' ci ha insegnato.

A tutti gli sposi piu' vicini a Gesu', alle coppie esempio per tanti giovani e i loro figli, trofei ambiti del maligno, che essi siano guardiani attenti piu' di tutti alle insidie intelligenti del peccato, alle sue tentazioni, ai ricchi premi promessi dal male, affinche' essi continuino il grande affare dell'Amore.

O Maria Immacolata da ogni peccato, eterna vincitrice del maligno, regina della pace, allontana per sempre da ogni focolare le tentazioni del male, poniti sempre innanzi a noi a baluardo delle famiglie e aiuta tutti gli sposi affinche' la preghiera, il perdono e la vicendevole benedizione faccia breccia in ogni giornata.

Per questo ti preghiamo.

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lunedì 1 febbraio 2010

Un peccato imperdonabile


Possibile che esista un peccato che non verra' mai perdonato e a dirlo sia proprio Gesu' il Salvatore?
Quale sara' il peccato che mi condannera' definitivamente?
A quale punto dobbiamo spingerci per non essere perdonati?

Eppure Gesu' lo disse a chiare lettere. (Dal Vangelo secondo Matteo):

«Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro».

Chiediamo ai Pontefici, infallibili (su questo mi prometto di fare un approfondimento) nella verita' di fede.

Il Catechismo Maggiore di Papa Pio X elenca i sei peccati contro lo Spirito Santo:

* Disperazione della salvezza (Erronea convinzione che la misericordia di Dio non potrà salvarci perchè abbiamo commesso peccati troppo gravi)
* Presunzione di salvarsi senza merito
* Impugnare la verità conosciuta
* Invidia della grazia altrui
* Ostinazione nei peccati
* Impenitenza finale (Non pentirsi in punto di morte dei peccati commessi)

Ho notato inoltre che un tema ricorrente sembra essere "la convinzione in quanto al peccato" ruolo importanissimo dello Spirito Santo. Sembra un punto centrale, il grimaldello per comprendere... mi affido al Papa Giovanni Paolo II, vediamo cosa dice in merito.
E Il Papa Ioannes Paulus PP. II Dominum et vivificantem. Sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo 1986.05.18.

Allorché Gesù, durante il discorso nel Cenacolo, annuncia la venuta dello Spirito Santo «a prezzo» della propria dipartita e promette: «Quando me ne sarò andato, ve lo manderò», proprio nello stesso contesto aggiunge: «E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio»

Dice infatti così: «Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato».
Lo Spirito Santo, che assume dal Figlio l'opera della redenzione del mondo, assume con ciò stesso il compito del salvifico «convincere del peccato». Questo convincere è in costante riferimento alla «giustizia», cioè alla definitiva salvezza in Dio, al compimento dell'economia che ha come centro il Cristo crocifisso e glorificato. E questa economia salvifca di Dio sottrae, in certo senso, l'uomo dal «giudizio», cioè dalla dannazione, con la quale è stato colpito il peccato di Satana, «principe di questo mondo», colui che a causa del suo peccato è divenuto «dominatore di questo mondo di tenebra». Ed ecco che, mediante tale riferimento al «giudizio», si schiudono vasti orizzonti per la comprensione del «peccato», nonché della «giustizia». Lo Spirito Santo, mostrando sullo sfondo della Croce di Cristo il peccato nell'economia della salvezza (si potrebbe dire: «il peccato salvato»), fa comprendere come sia sua missione «convincere» anche del peccato che è già stato giudicato definitivamente («il peccato condannato»).

E in merito alla condizione di peccato contro lo Spirito Santo:

47. L'azione dello Spirito di verità, che tende al salvifico «convincere quanto al peccato», incontra nell'uomo che si trova in tale condizione una resistenza interiore, quasi un'impermeabilità della coscienza, uno stato d'animo che si direbbe consolidato in ragione di una libera scelta: è ciò che la Sacra Scrittura di solito chiama «durezza di cuore». Nella nostra epoca a questo atteggiamento di mente e di cuore corrisponde forse la perdita del senso del peccato ...


A questo punto dico io, quando il Maestro parlava del peccato contro lo Spirito in realta' mettendo insieme la parola peccato (non accettazione di Dio) e Spirito Santo (colui che convincera' quanto al peccato), in questo tipo di caduta sembra proprio che l'uomo rifiuti quel «convincere quanto al peccato», l'uomo dotato del libero arbitrio puo' ostinarsi e dire"io non mi pento". Quando questo succede io penso al Padre mio Dio e a quanto possa soffrire nel vedere un prorpio figlio cadere nell'inferno, quanto possa soffrire Gesu' nel vedersi rifiutare, lui che ha sofferto cosi' tanto per noi che ha dato TUTTO per noi. Ma nonostante questo, nonostante Dio abbia questo dolore di un figlio perduto, di un' anima finita nell'inferno avente come maggior esponente proprio il «principe di questo mondo», Dio non puo' far altro che lasciarlo andare per sempre.
Potrebbe Dio perdonare i nostri peccati senza che noi ne accettassimo la sua remissione? Non puo' farlo. Potremmo noi fare un regalo a un nostro amico senza che lui lo voglia? Il dono resterebbe li' e lui, non saprebbe che farsene. Se Dio ci perdonasse senza che noi accettassimo lo Spirito Santo, a cosa sarebbe servita la venuta di Gesu'? A nulla! Gesu' fa parte del disegno di Dio, Gesu' e lo Spirito Santo da lui mandato sono la via alla misericordia di Dio, quella misericordia che gia' nell'etimo ci fa comprendere la nostra natura, la nostra miseria che con Gesu' puo' trovare compassione nel cuore di Dio. Gesu' ha portato lo Spirito Santo e con lui la misericordia definita da Sant'Agostino come "la compassione del nostro cuore per la miseria altrui, che ci porta a soccorrerla, se possiamo". E Maria lo aveva capito questo, ha accolto Gesu' per noi con il suo infinito amore.

Nella ricerca del significato del peccato contro lo Spirito Santo ho trovato il ricordo del giorno in cui Suor Faustina diceva a Gesù:
«Signore, ti ho dato tutto, non possiedo più nulla da poterti offrire!». — E Gesù le disse: «Figlia mia, non mi hai offerto quello che è realmente tuo». — Mi concentrai, dice Suor Faustina, in me stessa e conobbi di amare Dio con tutte le forze dell’anima e non potendo capire quale fosse la cosa che non avessi dato al Signore, domandai: Gesù, dimmelo e te la darò subito con generosità di cuore. — Gesù mi disse con bontà: «Figlia, dammi la tua miseria poiché essa è tua esclusiva proprietà». — All’istante un raggio di luce illuminò la mia anima e conobbi tutto l’abisso della mia miseria.

Puo' capitare che il nostro cuore ci chiede di riconciliarsi con Dio ma si rimandi il momento della confessione pensando "poi lo faccio, magari quando ho piu' tempo, la prossima settimana"? Puo' succedere? Mi chiedo, potrebbe essere che in quel momento Il Signore sia passato e noi tentati gli abbiamo detto no? Satana e' il re dell'inganno, il re del "si puo' fare domani". Ecco, in questo percorso di comprensione di un peccato imperdonabile come quello contro lo Spirito Santo, capisco l'importanza della confessione, di questa accettazione dello Spirito d'amore, dono gratuito di Dio per noi.

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