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Volare in terra e camminare in cielo

venerdì 27 maggio 2011

Quanto non e' vero

Quanto non e' vero che chi ama tanto il Signore possa essere solo sacerdote. Quanto non e' vero che solo il sacerdote possa essere Santo, che solo il frate possa essere Santo. Ognuno di noi puo' essere Santo e io voglio esserlo seppur il Signore abbia messo nel mio cuore amore per la mia sposa, seppur io non sia prete. Il Signore non ci vuole al suo servizio in modo uguale ma ognuno membro del suo corpo con funzioni diverse e Sante. Fatti prete ti dicono! Ma fattici tu gli rispondo! Non e' questo che ora vuole il Signore da me, non oggi! Se lo vorra' io diro' il mio si, ma non oggi. Quanto non e' vero ...anche chi e' sposo puo' essere Sposo!

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Le madri si preoccupano

A volte le madri si preoccupano solo se i figli soffrono e non se i figli amino veramente. Questo perche' le madri amano e forse proteggono istintivamente cio' che e' stato carne della loro carne e sangue del loro sangue. Se pero' i figli soffrono per amore abbiate speranza nel cuore e fede perche' essi gioiranno! Invece di dire i miei figli li stanno facendo soffrire dite, con la speranza nel cuore e fede, che voi siete sereni e compiaciuti perche' avete dei figli che amano pur soffrendo! Avete dei figli che amano oltre la sofferenza!

Maria nostra madre tu sola puoi insegnaci ad avere fede che la sofferenza dei figli per vero amore si trasforma in gioia eterna per loro e per noi!

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lunedì 16 maggio 2011

San Bernardo

San Bernardo fu mandato dal Vescovo in una parrocchia dove c'era un cattivo Sacerdote, egli rubava le offerte per i poveri, era alcolizzato e aveva un'amante. San Bernardo provò ad aiutarlo essendogli di esempio ma non funzionò, gli parlò, lo rimproverò, lo svergognò davanti la gente urlandogli ma non ebbe effetto. Alla fine si arrese, fece i bagagli per tornare al suo monastero, ma volle fermarsi qualche minuto in chiesa davanti il Santissimo. Lì disse: "Mi dispiace Signore, ho fallito, e adesso torno a casa." Si voltò e si incamminò nella lunga navata. Dall'altare sentì una voce, la voce di Cristo nel Tabernacolo che disse: "Io resto!"



Non importa quanti siano i Sacerdoti corrotti, io resto.

Non importa quanti cambiamenti ci siano, io resto.

Non importa quanti lasciano il Regno di Dio sulla Terra, io resto.

Fuori dal Regno non c'è Cristo.

Senza Cristo non c'è salvezza.

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giovedì 5 maggio 2011

Poverta' non miseria

Cosa testimonio' Gesu' sulla croce con le parole "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46)?
Gesu' con queste parole testimonio' il totale affidamento al Padre, alla divina provvidenza, il totale affidamento alle cose dei cieli. Lui non si affido alle cose di questa terra che lasceremo, che ci sono date in affitto, che possono esserci tolte in ogni momento, Gesu' manifesto' al mondo la poverta' dello Spirito, il totale affidamente a cio' che e' nei cieli e che e' per sempre!

La miseria e' garanzia della poverta' dello spirito? Non e' detto che da miseri ci si affidi a Dio ma invece puo' accadere che le ingiustizie che si vivono ci portino a essere operatori di iniquita' o a fare chissa' quali cose.

Gesu' era povero di spirito, e la Sacra famiglia stessa non era nella miseria, non era nella fame.

Gesu' chiamo' alla poverta' non alla miseria, la prima una ricchezza l'altra una disgrazia. Fu' la poverta' che rese S.Francesco Santo non fu' la miseria. La miseria non fa spazio a Dio, la poverta' dello Spirito si. Lo stereotipo del barbone buono e' un falso. Il barbone sara' misero ma potrebbe anche essere poco povero nello Spirito o non esserlo affatto. Se Dio volesse la miseria per noi come fine e scopo della nostra vita, forse vorrebbe il nostro male. A Gesu' non importa tanto cio' che abbiamo addosso in se' ma il vestito del nostro cuore, della nostra anima.

La miseria non è un merito ma una disgrazia (come diceva don Camillo a don Chichi)...

Spesso la Chiesa, l'alto clero, vengono criticati e ancor peggio giudicati per quanto indossano, per l'oro che usano, per le macchine, ma come dinanzi ad ogni uomo dobbiamo sempre badare alle tre dita che sono verso di noi quando puntiamo il nostro dito verso qualcuno. Cio' non toglie che l'impressione che alcuni uomini di Chiesa danno possa essere di attaccamento alle cose di questa terra...ma la nostra fede non e' nell'agire umano, la fede e' sempre in Dio perfetto povero, noi come uomini, tutti, compreso il Papa, abbiamo sempre, sempre bisogno della Sua infinita misericordia.

Sul valore delll'oro, argento, del denaro (e non solo), per S.Francesco, per Gesu' e addirittura per Dio, credo si possa riassumere un po' in questa pagina:


http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1444

Quesito

Caro Padre,
mi chiedo come può una Chiesa spesso opulenta (penso ai paramenti sacri degli alti Prelati, allo sfarzo delle cerimonie in Vaticano) coniugarsi con il messaggio di Gesù di estrema povertà?
Gesù non è nato Re o Capo di Stato, perché i suoi successori o comunque le alte personalità della Chiesa vivono come tali?
Stimo personalità come Francesco d'Assisi o Madre Teresa di Calcutta ma.... la Chiesa mi sembra molto distante da questi fulgidi esempi....
Non le pare ?
Un caro saluto
Francesco

Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. la tua mail ripresenta molti luoghi comuni, non sempre corretti.

2. Parto dall’affermazione centrale della tua mail: dici che il messaggio di Gesù è di estrema povertà.
È proprio questo che Gesù è venuto ad annunciare e a portare agli uomini?
Gesù è venuto a dire agli uomini che devono vivere in estrema povertà?
Se così fosse, tu vivi in estrema povertà?
Tutti i tuoi sforzi finora li avresti fatti per vivere in estrema povertà secondo il modello che Gesù ti avrebbe dato?

3. Gesù è invece venuto a portarci i beni messianici.
Tra questi beni messianici vi è anche questa affermazione: “Date a Dio quel che è di Dio, e a Cesare quel che è di Cesare”.

4. Se vai a leggere la Sacra Scrittura, tanto nell’Antico come nel Nuovo Testamento, ti accorgerai che il Signore non chiede che il culto gli venga dato in estrema povertà.
Nell’Antico Testamento Dio stesso chiede a Mose che il tabernacolo e l’arca dell’alleanza, destinati a contenere le due tavole dove erano scritti i dieci comandamenti, dovevano essere fatti con il miglior materiale.
Ecco l’inizio del testo: “Il Signore disse a Mosè: «Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un'offerta. La raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e rame, tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, olio per il candelabro, balsami per unguenti e per l'incenso aromatico, pietre di ònice e pietre da incastonare nell'efod e nel pettorale. Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.
Faranno dunque un'arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d'oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d'oro. Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro” (Es 25,1-13).
“Farai anche un candelabro d’oro puro” (Es 25,31).

5. Nel Nuovo Testamento: la città santa del Paradiso viene mostrata a Giovanni attraverso queste immagini: “Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose” (Ap 21,18-19).

6. Le nostre Chiese contengono ben più di quanto conteneva l’antica arca dell’alleanza.
E ciò che si legge nell’Antico Testamento è prefigurazione, ombra del Nuovo Testamento.
Per quanto riguarda l’Apocalisse: la liturgia della terra deve introdurre alla liturgia del Cielo.

7. Sia ben chiaro: gli oggetti preziosi non servono a Dio, ma il loro splendore serve per richiamare noi, per ricordare che stiamo facendo gli atti più grandi e più sublimi di culto.
E sono anche un segno della nostra fede, della nostra riconoscenza a Dio che ci ha resi partecipi di beni così grandi.
Non teniamo gli oggetti preziosi solo nelle nostre cassette, o nelle casseforti perché i ladri non li rubino. Ma li usiamo anche per dare a Dio il massimo splendore nel culto.

8. Nella Vita del santo Curato d’Ars si legge che viveva poverissimamente. Aveva licenziato la perpetua, perché per cibo si cucinava ogni settimana una pignatta di patate.
Ma per quanto riguardava il culto a Dio voleva che fosse sempre al meglio.
Era convinto che il culto esterno dev’essere un richiamo per il culto interno, oltre che un grande atto di amore.

9. San Francesco è vissuto poverissimo, ma anche lui voleva i vasi sacri fossero preziosi.
Ecco che cosa si legge nelle Fonti francescane: “Francesco sentiva tanta riverenza e devozione verso il corpo di Cristo, che avrebbe voluto scrivere nella regola che i frati ne avessero ardente cura e sollecitudine nelle regioni in cui dimoravano, ed esortassero con insistenza chierici e sacerdoti a collocare l'Eucaristia in luogo conveniente e onorevole. Se gli ecclesiastici trascuravano questo dovere, voleva che se lo accollassero i frati. Anzi, una volta ebbe l'intenzione di mandare, in soste le regioni, alcuni frati forniti di pissidi, affine di riporvi con onore il corpo di Cristo, dovunque lo avessero trovato custodito in modo sconveniente.
Volle inoltre che altri frati percorressero tutte le regioni della cristianità, muniti di belli e buoni ferri per far ostie”. (Fonti francescane n. 1635).
“Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, anche se unica, se il tempo lo permetteva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Infatti, essendo colmo di reverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e quando riceveva l'agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull'altare del suo cuore.
Per questo amava la Francia, perché era devota del Corpo del Signore, e desiderava morire in essa per la venerazione che aveva dei sacri misteri.
Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pisside preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedesse conservato con poco decoro” (Fonti francescane n. 789).
“Voleva che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché ad esse è state conferito il di potere di consacrare questo sacramento. "Se mi capitasse - diceva spesso - di incontrare insieme un santo che viene dal cielo ed un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi, infatti, Ohi, Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano” (Fonti francescane n. 790).

10. Gesù Cristo stesso non ha rimproverato la donna che ha rotto per lui un vasetto di nardo molto prezioso, ma l’ha lodata.
Ecco il testo: “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me»” (Gv 12,1-8).
Un denaro era la paga giornaliera di un operaio.
Trecento denari sono la paga quasi di un anno.
Gesù non l’ha rimproverata, anzi l’ha lodata. Gesù è venuto incontro all’esigenza del nostro animo di manifestare anche con segni permanenti il nostro affetto verso di Lui.

11. Mi parli del Papa e di alte personalità della Chiesa vivono come Re e Capi di Stato.
Gli eventi (potrei dire la Divina Provvidenza) hanno portato ad esigere per la Chiesa un’autonomia anche di territorio per poter esprimere liberamente il proprio messaggio.
Pensa se il Papa vivesse in Italia e se in Italia andasse su un governo che impedisse del tutto alla Chiesa di vivere e di insegnare il vangelo.
Pensa se la sede del Papato fosse stata a Praga o a Budapest durante il quarantennio comunista. Come avrebbe potuto esprimersi pubblicamente?
Abbiamo visto come la Chiesa ortodossa di Mosca durante il settantennio comunista sia stata legata al potere per poter sopravvivere. E per fortuna che le Chiese ortodosse non hanno influsso sulle chiese che vivono fuori della loro nazione, come capita invece nella Chiesa cattolica, dove il vescovo di Roma ha un primato su tutti gli altri vescovi.
Che cosa avrebbe fatto il patriarca di Mosca se avesse avuto il governo di tutte le Chiese del mondo? Per poter sopravvivere avrebbe dovuto essere senz’altro un collaborazionista di coloro che ritenevano la religione un oppio dei popoli.
Le circostanze storiche hanno portato a questa esigenza.
Ma poi, a ben vedere, quant’è grande lo Stato di cui il papa è Capo? Sotto questo aspetto aveva ragione Stalin a ironizzare: “Quante divisioni ha il Papa?”. Lo diceva per dire che il potere del Papa è insignificante.
Certo, insignificante sotto il profilo del dominio politico, ma non su quello dell’insegnamento morale.

12. Con questo non nego che l’impressione che alcuni ecclesiastici possono dare possa essere talvolta di un certo amore per le cose del mondo, mentre dovrebbero essere testimoni di un amore più grande per Gesù Cristo e e di una sollecitudine più viva per la salvezza eterna degli uomini.

Ti ringrazio sentitamente per la domanda che mi hai posto.
Ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

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lunedì 2 maggio 2011

Divina Misericordia

O mio Signore, mio Gesu' Tu mi giudicherai con tutto il Tuo Amore e cosi' come oggi, guarderai la miseria della mia anima. Oggi ero in ginocchio dinanzi la Tua divina immagine, infedele alla Tua infinita bellezza. Mentre pregavo nella Chiesa a Te devota prendevo coscienza che i miei occhi non riuscivano a guardare il Tuo volto. La mia sofferenza, quella di questa vita non bastava a redimermi, nulla da me sarebbe mai bastato e bastera', mai! Nonostante io facessi violenza su di me, nonostante io dicessi a me stesso "alza gli occhi ora", nonostante io stessi governando il mio corpo e ordinassi a me stesso di farlo, non riuscivo a guardarTi, quegli occhi mi avrebbero denudato, mi avrebbero spogliato di ogni cosa. Il mio sguardo arrivava fino ai Tuoi Santi piedi, unico mio rifugio. I tuoi piedi... un muro oltre il quale non potevo andare. La miseria che veniva da me era cosi' tanta che nulla, se non il tuo Santo Spirito, poteva sollevarla fino a sostenere la luce del Tuo viso, una luce che non lascia spazio alle ombre ma rende tutto trasparente e nuda Verita'.

Solo il pentimento, solo la Tua croce mi salva e ha sollevato oggi, con la tua misericordia, i miei occhi a Te, al Tuo volto divino. Gesu' mio, io non posso far altro che confidare in Te, nel Tuo cuore Santissimo.

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