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Volare in terra e camminare in cielo

mercoledì 12 ottobre 2016

Sulla Comunione sulla mano


(Attenzione massima al sacrificio massimo)
Obiettivo
Risvegliare le coscienze sul tema informando sui fatti realmente accaduti.
«Dobbiamo badare con ogni premura a non attenuare alcuna dimensione o esigenza dell’Eucaristia. Così ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono. Non c’è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero!» (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n.61)


Decreto CEI 1844 che sancisce in via revocabile, la comunione sulla mano:
La Conferenza episcopale italiana nella XXXI assemblea generale ordinaria (C4/1669) (15-19 maggio 1989) ha esaminato e approvato con la maggioranza prescritta la delibera di carattere normativo circa l'introduzione nelle diocesi d'Italia dell'uso di distribuire la comunione nelle mani dei fedeli e la relativa Istruzione Sulla comunione eucaristica, in attuazione della concessione prevista dal Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico al n. 21 (V4/2531).
Con il presente decreto, nella mia qualità di presidente della Conferenza episcopale italiana, per mandato della medesima assemblea generale e in conformità al can. 455 del Codice di diritto canonico nonché all'art. 28/a (C3/2332) dello Statuto della CEI, dopo aver ottenuto la prescritta «recognitio» della Santa Sede, in data 14 luglio 1989, con decreto CD 311/89 della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, intendo promulgare e di fatto promulgo la delibera succitata, approvata dalla XXXI assemblea generale, e la relativa istruzione, stabilendo che la promulgazione sia fatta mediante pubblicazione sul Notiziario ufficiale della Conferenza episcopale italiana.
In conformità al can. 8, §2 del Codice di diritto canonico, tenuto conto dell'esigenza di una previa e adeguata catechesi, che illustri i vari punti dell'istruzione e in particolare il significato della nuova prassi, stabilisco altresí che la delibera promulgata entri in vigore a partire dal 3 dicembre 1989, domenica prima di avvento.
Roma, dalla sede della CEI, 19 luglio 1989.
+ Ugo card. Poletti, Vicario generale di Sua Santità per la città di Roma e distretto,
Presidente della Conferenza episcopale italiana.
+ Camillo Ruini, per la città di Roma e distretto, segretario generale.


Riflessioni in merito e contestualizzazione del decreto

Istituzione dell'Eucaristia“Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».” (Lc 22,19)

Spesso, da chi a favore della comunione sulla mano, si sente parlare del fatto che nell'ultima cena Gesù diede il suo corpo nelle mani e non nella bocca. C'è da osservare che:

1. Nel passo evangelico non si dice la modalità in cui Gesù diede il pane e quindi non è possibile affermare con certezza come lo distribuì
2. Si può però affermare con certezza che, anche se distribuito sulle mani, lui lo diede agli apostoli, sacerdoti consacrati a Lui



L’origine di una simile prassi
Nel 16° secolo i riformatori protestanti, nel loro nuovo culto, introdussero la Comunione sulla mano per affermare due loro eresie fondamentali:
1) Essi non credevano nella transustanziazione ed affermavano che il pane usato era semplicemente pane comune. In altre parole sostenevano che la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia fosse solo una superstizione papista ed il pane fosse semplice pane che chiunque poteva maneggiare.
2) Inoltre affermavano che il ministro della Comunione non era affatto diverso, per natura, dai laici. Questo contro l’insegnamento cattolico che il Sacramento dell’Ordine Sacro dona al sacerdote un potere spirituale e sacramentale
Il ristabilimento protestante della Comunione nella mano fu un modo immediato per manifestare il rifiuto di credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia e il rifiuto del Sacerdozio Sacramentale
Interpretazioni erronee del Concilio Vaticano II
Dopo il Vaticano II, in Olanda, alcuni sacerdoti cattolici di mentalità protestante cominciarono a dare la Comunione sulla mano, scimmiottando la pratica protestante. Purtroppo alcuni Vescovi olandesi, anziché condannare l’abuso, lo tollerarono, e in tal modo permisero che l’abuso si diffondesse incontrollato. La pratica si diffuse dunque in Germania, Belgio, Francia. Ma se alcuni Vescovi parvero indifferenti a questo scandalo, gran parte del laicato di allora rimase oltraggiato. Fu proprio l‘indignazione di un gran numero di fedeli che spinse papa Paolo VI a prendere l’iniziativa di sondare l’opinione dei Vescovi del mondo su questa questione, ed essi votarono all'unanimità per MANTENERE la pratica tradizionale di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. È anche doveroso notare che, in quel periodo, l’abuso era limitato a pochi Paesi Europei. Non era ancora iniziato negli Stati Uniti e in America Latina. Papa Paolo VI promulgò allora, il 28 maggio 1969, il documento Memoriale Domini in cui affermava testualmente:
1) I Vescovi del mondo sono unanimemente contrari alla Comunione sulla mano.
2) Deve essere osservato il modo consueto di distribuire la Comunione, ossia il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi.
3) La Comunione sulla lingua non toglie dignità in alcun modo a chi si comunica.
4) Ogni innovazione può portare all’irriverenza ed alla profanazione dell‘Eucaristia, così come può progressivamente intaccare la corretta dottrina.


Il documento afferma inoltre: il Supremo Pontefice giudica che il modo tradizionale ed antico di amministrare Ia Comunione ai fedeli non deve essere cambiato. La Sede Apostolica invita perciò fortemente i Vescovi, i preti ed il popolo ad osservare con zelo questa legge.
Un cavillo per i maliziosi c’era. L’Istruzione conteneva la previsione per le conferenze episcopali di consentire la Comunione in mano nei luoghi dove "l’uso contrario... prevale". Nella decade successiva questo cavillo venne sfruttato. Si deve infatti sottolineare che l’Istruzione di Paolo VI diceva che la eventuale concessione poteva essere promulgata lì “dove l’abuso si è già consolidato”, per cui i Paesi ove Ia pratica non si era sviluppata, restavano esclusi dalla concessione, quindi anche i Paesi anglofoni, gli Stati Uniti e l'Italia. Ma il clero di mentalità protestante in molti Paesi (compreso il nostro) concluse che, se questa ribellione veniva legalizzata in Olanda, allora poteva essere legalizzata ovunque. Ignorando il Memoriale Domini e sfidando la legge liturgica della Chiesa, pensavano che questa ribellione non solo sarebbe stata tollerata, ma alla fine legalizzata.
La Comunione sulla mano, quindi, non solo fu avviata nella disobbedienza ma fu perpetuata con l’inganno secondo questa interpretazione dei fatti.
Notizia da verificare è che vescovi dichiarati progressisti e neomodernisti, approfittando dell'assenza di molti Presuli partiti per un raduno su questo tema dell'Eucaristia, nei giorni del 15 maggio 1989, si riunirono e fecero passare l' "ordinanza" decreto CEI 1844, con una maggioranza di un voto che agli atti fu di due terzi.
Negli anni '70 una diffusa propaganda fu usata per proporre Ia Comunione sulla mano ad un popolo ingenuo, con una campagna dl mezze verità che:
1) Davano ai cattolici Ia falsa impressione che il Vaticano II avesse approvato una disposizione per tale abuso, mentre di fatto non vi si accenna in alcun documento del Concilio
2) Si taceva il fatto che Ia pratica fu avviata molto presumibilmente da un clero di mentalità filoprotestante e filomassone, in spregio alla legge liturgica stabilita, facendola apparire come una richiesta da parte del laicato
3) Si taceva il fatto che i Vescovi di tutto il mondo, quando fu sondata Ia loro opinione, votarono unanimemente contro Ia Comunione nella mano
4) Non si faceva alcun riferimento al fatto che il permesso era solo una tolleranza dell'abuso, laddove si fosse già instaurato e consolidato nel 1969. Non vi era affatto un “via libera” perché si diffondesse ad altri Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti


Questo abuso illegittimo si è nel tempo ben radicato così che anche Papa Giovanni Paolo II non ebbe successo nel suo tentativo di frenarlo. Nella sua Lettera Dominicae Cenae del 24 febbraio 1980, il Papa riaffermò infatti l’insegnamento della Chiesa che toccare le Sacre Specie e amministrarLe con le proprie mani è privilegio del consacrati. Ma, non si sa per quali motivi iI documento dl Giovanni Paolo II fu accolto da diversi membri del clero del paesi dell’Occidente come un suggerimento, per lo più non apprezzato e purtroppo trascurato.
In "Sacramentum Caritatis" di Ratzinger, "de fide" (Concilio di Firenze e Concilio di Trento), è stata definita la "Presenza Reale" di Cristo anche nelle "particelle", o "frammenti" di Pane eucaristico. Ora, qui, nella santa Comunione eucaristica, la "Presenza Reale" non è forse la stessa Persona di Gesù, Figlio di Dio e Dio Lui stesso, presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, anche in tutti i "frammenti" che possono cadere nella distribuzione sulla mano e non diretta in bocca?
Nella Redemptionis Sacramentum del 2004 è scritto:”Non è consentito ai fedeli di «prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano»[181] la sacra ostia o il sacro calice. In merito, inoltre, va rimosso l’abuso che gli sposi durante la Messa nuziale si distribuiscano in modo reciproco la santa Comunione”.
La nuova prassi liturgica pone oggettivamente Cristo in balia dei fatti che Esso possa facilmente cadere in terra e venir calpestato, tantissime altre particole consacrate finiscono nelle tasche e persino sui corpi immondi di povere donne, come avviene nelle "messe nere" o in altre profanazioni sataniche, alimentate, appunto, da questi sacrilegi sulle "Ostie consacrate", trafugate dalle chiese attraverso proprio la distribuzione sulle mani.
Si può inoltre affermare dai documenti e decreti in merito che:

- vi è un diritto del fedele a ricevere la comunione in bocca
- vi è un permesso e indulgenza di riceverla in mano

Si tratta quindi di una facoltà concessa, una indulgenza, che per natura sua è ancora lontana dal costituire un diritto e che, in quanto tale, può essere limitata o addirittura revocata dall’autorità competente senza detrimento alcuno per la giustizia.

Situazione prima del Concilio rispettosa della tradizione:
Non ci fu MAI l'uso di passare di mano in mano, su un piatto o in un canestro, l'Ostia consacrata. Questa non veniva presa, ma ricevuta... e solo dalla mano di un Sacerdote.
S. Sisto I (Papa dal 117-al 136) scrisse: «Solo i ministri del culto sono abilitati a toccare i sacri misteri: hic constituit ut mysteria sacra non tangerentur nisi a ministris» (cfr. Liber Pontificalis, tomo I, p. 57-Mansi I. 653; e cfr. "regesta Pontificum Romanorum", p. 919).
S. Leone I (Papa dal 440 al 461) voleva che il Sacramento dell'Eucarestia si ricevesse tramite la bocca: «hoc enim ORE sumitur quod Fide tenetur» (cfr. F L., tomo 54, col. 452).
Papa Agapito I nel 536, compì un miracolo di guarigione improvvisa durante la Messa: "cumque ei Dominicus Corpus mitteret in os", cioè dopo aver dato l'Ostia consacrata nella bocca.
I soli che si comunicavano in piedi e con la mano, furono gli Ariani; ma questi negavano la divinità di Cristo e vedevano nell'Eucarestia solo un semplice simbolo d'unione.
La Chiesa cattolica, quindi, non ha MAI cambiato disciplina.
«...Nei momenti di ricevere la santa Comunione, bisogna trovarsi in ginocchio, tenere la testa lievemente alzata, gli occhi modestamente rivolti verso la santa Ostia, la bocca sufficientemente aperta, con la lingua un pochino avanzata sul labbro inferiore. Bisogna tenere la tovaglia o il piattello (patena) della Comunione in modo che essi ricevano la santa Ostia se dovesse cadere... Se la santa Ostia si attaccasse al palato, bisognerebbe distaccarla con la lingua, e giammai con le dita». (Catechismo Maggiore di S.Pio X, parte IV, c. IV, & 4).
Papa Paolo VI, nella sua enciclica "Mysterium Fidei" (3.9.1965), scrisse che "non bisogna cambiare il modo tradizionale di ricevere la Comunione" (&& 61-62).
Nella istruzione Memoriale Domini si dice chiaramente che, sebbene nel cristianesimo primitivo la sacra Comunione si riceveva normalmente in mano, «col passare del tempo si approfondì la conoscenza del mistero eucaristico, della sua efficacia e della presenza di Gesù Cristo in esso, in modo che, sia per il senso di riverenza verso questo Sacramento che per il senso di umiltà col quale bisogna riceverlo, si introdusse la pratica di collocare sulla lingua del comunicante la sacra Forma». Nel contesto si vede che per Paolo VI questo cambio fu un vero progresso. Nei testi antichi non si menziona che i Padri della Chiesa abbiano trovato alcun vantaggio nel comunicarsi ricevendo l’Eucaristia sulla mano, né che loro abbiano fatto elogi di questa prassi come tale. Semplicemente non conoscevano altro. Anzi, nell’allertare ripetutamente sui pericoli ad essa collegati, i Padri evidenziano una imperfezione inerente a questa modalità di comunicarsi. Perciò, l’autore afferma che anche se la Comunione sulla mano fu, senza dubbio, il modo di comunicarsi dei santi Padri, la Comunione in bocca sembra il modo di riceverla che avrebbero desiderato avere. Così fu che col passar del tempo, a un determinato momento, un uso finì per sostituire l’altro, al punto che quello di prima non fu soltanto abbandonato ma addirittura esplicitamente proibito.
Perciò, quando nella seconda metà del secolo XX la Comunione sulla mano iniziò a penetrare negli ambienti cattolici, non si trattava più di un mero ritorno ad un uso primitivo: a partire dalla riforma e negli ultimi secoli, tale uso aveva acquisito una certa valenza contraria alla dottrina cattolica sulla presenza reale e sul sacerdozio.
il Concilio di Trento: «L'USO CHE SOLO IL SACERDOTE DIA LA COMUNIONE CON LE SUE MANI CONSACRATE, È UNA TRADIZIONE APOSTOLICA» (Sessione 13 c.8).
E con una chiarificazione del sommo teologo della Chiesa, San Tommaso d'Aquino:
«IL CORPO DI CRISTO APPARTIENE Al SACERDOTI... ESSO NON SIA TOCCATO DA ALCUNO CHE NON SIA CONSACRATO»!
Dispensare il Corpo di Cristo spetta al sacerdote per tre ragioni: perché egli consacra nella persona di Cristo. Ma come Cristo consacrò il Suo Corpo nell’Ultima Cena e fu Lui che ne diede agli altri per essere condiviso da loro, così, come la consacrazione del Corpo di Cristo spetta al sacerdote, anche la distribuzione spetta a lui; perché il prete è l’intermediario stabilito tra Dio e il popolo, quindi spetta a lui offrire i doni del popolo a Dio, così spetta a lui distribuire i doni consacrati al popolo; perché, al di là del rispetto per questo Sacramento, nulla lo può toccare tranne ciò che è consacrato; allo stesso modo solo le mani del sacerdote lo possono toccare. Quindi a nessun altro è lecito toccarlo, tranne che per necessità, per esempio se stesse per cadere a terra, o altro, in qualche caso di emergenza” (Summa Theologica. III, Q 82, Art. 13)
la Summa Theologica fu posta sull’altare vicino alle Sacre Scritture durante il Concilio di Trento.

Tra le tante testimonianze dei santi sul tema
"Dovunque vado nel mondo intero, la cosa che mi rende più triste è guardare la gente ricevere la Comunione sulla mano." (Beata Madre Teresa di Calcutta,St. Agnes Church, New York, 1989)

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